Analisi didattiche

L’espressione “analisi didattica” indica, usualmente, il tirocinio attraverso cui le varie scuole di psicanalisi o gli istituti psicanalitici formano gli psicanalisti.
L’introduzione dell’attributo “didattica” ha sortito l’ effetto di assimilare la formazione analitica al modello scolastico – accademico, in cui si organizza oggi l’insegnamento, che è del tutto estraneo alle modalità storiche in cui la psicanalisi è sorta e si è diffusa.
L’analisi è una pratica di parola: la formazione dell’analista ne è, accanto alla terapia, un effetto; non una finalità o un esito che possa essere predefinito o preordinato seguendo un iter formale.
Solo ex post l’analisi può dirsi didattica: quando essa si compie nel desiderio di divenire analista.
La formazione analitica è un itinerario del tutto particolare che si svolge tra l’analizzante, colui che prende la parola, e l’analista, colui che, ascoltando, la restituisce altra. La formazione è l’insieme delle trasformazioni che la parola offre all’analizzante.
L’analisi “didattica” è sostenuta da un tripode fondamentale: analizzante, analista e parola in associazione libera. Questa struttura è fondamento della formazione: il passaggio qualificante.
Oggi anche le istituzioni psicanalitiche più aperte ne riconoscono l’imprescindibilità e l’autonomia tanto da convalidare, accanto al tirocinio interno da loro stesse fornito, anche l’esperienza privata e libera condotta con i criteri sopra definiti.

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